IL FILO DI ARIANNA di TRIPLAG..il filo per non perdersi nella realtà


*Cossiga, infiltrati e picchiatori: il marcio va in scena

intervistacossiga

”Non esagero, credo davvero che il terrorismo tornera’ ad insanguinare le strade di questo Paese. E non vorrei che ci si dimenticasse che le Brigate Rosse non sono nate nelle fabbriche ma nelle universita’. Quanto alla possibilita’ di usare la forza pubblica espressa dal presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, Cossiga ha detto:  ”Maroni dovrebbe fare quello che feci io quando ero ministro dell’Interno”, ha continuato. ”In primo luogo lasciare perdere gli studenti dei licei, perche’ pensi a cosa succederebbe se un ragazzino di dodici anni rimanesse ucciso o gravemente ferito…”. ”Lasciar fare gli universitari – ha continuato – Ritirare le forze di polizia dalle strade e dalle universita’, infiltrare il movimento con agenti provocatori pronti a tutto, e lasciare che per una decina di giorni i manifestanti devastino i negozi, diano fuoco alle macchine e mettano a ferro e fuoco le citta”’. ”Dopo di che, forti del consenso popolare, il suono delle sirene delle ambulanze dovra’ sovrastare quello delle auto di polizia e carabinieri”, ha affermato Cossiga. ”Nel senso che le forze dell’ordine non dovrebbero avere pieta’ e mandarli tutti in ospedale – ha continuato – Non arrestarli, che tanto poi i magistrati li rimetterebbero subito in liberta’, ma picchiarli e picchiare a sangue anche quei docenti che li fomentano”. ”Soprattutto i docenti – ha sottolineato – Non dico quelli anziani, certo, ma le maestre ragazzine si’.

 

 

….questo è un frammento di un articolo pubblicato il 23-10 su Qn, Quotidiano Nazionale, di cui è possibile vedere la pagina per interno su “intervistacossiga“….

Non mi viene da aggiungere nulla al testo..le parole dette dall’ex Presidente della Repubblica, e Senatore a Vita, sono, per me, di una tristezza unica. Rendono l’idea di uno stato che si deve ridurre a queste “bassezze” pur di riportare l’ordine. Uno stato che non è in grado di instaurare un dialogo, o forse: semplicemente non lo vuole. Di seguito riporto un testo trovato sul blog di Franca Rame (http://it.wikipedia.org/wiki/Franca_Rame), moglie di Dario Fo, Parlamentare, drammaturga e attrice teatrale.

 

TESTIMONIANZA DA UN BLOG di una provocazione fascista. Storia assurda di un furgoncino carico di fascisti in una zona pedonale, della Polizia che li lascia passare, del fermo di studenti che manifestavano mentre i poliziotti chiamavano per nome i provocatori fascisti e li invitavano gentilmente ad allontanarsi dopo i tafferugli. I consigli di Cossiga sono stati preziosi e subito messi in atto. Ecco la testimonianza dal web di una ragazza che era sul posto:

….Qualsiasi romano ieri sera, davanti a queste immagini in TV, se ha un minimo di presenza di spirito deve essersi sbellicato dalle risate. Perché nell’angolo che vedete, tra Piazza Navona e via Agonale, la presenza di un camioncino è plausibile quanto quella di un’astronave aliena. In quel luogo, zona pedonale da decenni, è assolutamente impossibile entrare con qualsivoglia veicolo nei giorni normali: auto, moto, motorino, si viene fermati dagli agenti e ricacciati indietro. Occorre fare anticamere di ore in Comune, tirar fuori euro sonanti, pregare in ginocchio per ottenere un permessino di 3 minuti al carico-scarico. Entrare così, con un camion è del tutto improponibile. Ieri, poi, tutta la zona era completamente blindata, non si entrava neanche in triciclo a partire da Lungotevere e Corso Rinascimento (a 50 metri dall’angolo che vedete c’è il Senato).



*Il piano di rinascita democratica delle P2, ovvero: il programma Berlusconi
sabato, novembre 1, 2008, 9:55 am
Filed under: politica

da terzoocchio.org

Testo Integrale del Piano di Rinascita Democratica della Loggia P2, documento sequestrato a M. Grazia Gelli nel luglio 1982

PREMESSA

  1. L’ aggettivo democratico sta a significare che sono esclusi dal presente piano ogni movente od intenzione anche occulta di rovesciamento del sistema
  2. il piano tende invece a rivitalizzare il sistema attraverso la sollecitazione di tutti gli istituti che la Costituzione prevede e disciplina, dagli organi dello Stato ai partiti politici, alla stampa, ai sindacati, ai cittadini elettori.
  3. Il piano si articola in una sommaria indicazione di obiettivi, nella elaborazione di procedimenti – anche alternativi – di attuazione ed infine nell’elencazione di programmi a breve, medio e lungo termine.
  4. Va anche rilevato, per chiarezza, che i programmi a medio e lungo termine prevedono alcuni ritocchi alla Costituzione successivi al restauro delle istituzioni fondamentali.

OBIETTIVI

  1. Nell’ordine vanno indicati
    • i partiti politici democratici, dal PSI al PRI, dal PSDI alla DC al PLI (con riserva di verificare la Destra Nazionale)
    • la stampa, escludendo ogni operazione editoriale, che va sollecitata al livello di giornalisti attraverso una selezione che tocchi soprattutto: Corriere della Sera, Giorno, Giornale, Stampa, Resto del Carlino, Messaggero, Tempo, Roma, Mattino, Gazzetta del Mezzogiorno, Giornale di Sicilia, per i quotidiani; e per i periodici: Europeo, Espresso, Panorama, Epoca, Oggi, Gente, Famiglia Cristiana. La RAI-TV va dimenticata.
    • i sindacati, sia confederali CISL e UIL, sia autonomi, nella ricerca di un punto di leva per ricondurli alla loro naturale funzione anche al prezzo di una scissione e successiva costituzione di una libera associazione dei lavoratori;
    • il Governo, che va ristrutturato nella organizzazione ministeriale e nella qualità degli uomini da proporre ai singoli dicasteri;
    • la magistratura, che deve essere ricondotta alla funzione di garante della corretta e scrupolosa applicazione delle leggi;
    • il Parlamento, la cui efficienza è subordinata al successo dell’operazione sui partiti politici, la stampa e i sindacati.

    :

  2. Partiti politici, stampa e sindacati costituiscono oggetto di sollecitazioni possibili sul piano della manovra di tipo economico finanziario.
    La disponibilità di cifre non superiori a 30 o 40 miliardi sembra sufficiente a permettere ad uomini di buona fede e ben selezionati di conquistare le posizioni chiave necessarie al loro controllo.
    Governo, Magistratura e Parlamento rappresentano invece obiettivi successivi, accedibili soltanto dopo il buon esito della prima operazione, anche se le due fasi sono necessariamente destinate a subire intersezioni e interferenze reciproche, come si vedrà in dettaglio in sede di elaborazione dei procedimenti.
  3. Primario obiettivo e indispensabile presupposto dell’operazione è la costituzione di un club (di natura rotariana per l’eterogeneità dei componenti) ove siano rappresentati, ai migliori livelli, operatori, imprenditoriali e finanziari, esponenti delle professioni liberali, pubblici amministratori e magistrati, nonchè pochissimi e selezionati uomini politici, che non superi il numero di 30 o 40 unità.
    Gli uomini che ne fanno parte debbono essere omogenei per modo di sentire, disinteresse, onestà e rigore morale, tali cioè da costituire un vero e proprio comitato di garanti rispetto ai politici che si assumeranno l’onere dell’attuazione del piano e nei confronti delle forze amiche nazionali e straniere che lo vorranno appoggiare. Importante è stabilire subito un collegamento valido con la massoneria internazionale.

PROCEDIMENTI

  1. Nei confronti del mondo politico occorre
    • selezionare gli uomini – anzitutto – ai quali può essere affidato il compito di promuovere la rivitalizzazione di ciascuna rispettiva parte politica (per il PSI, ad esempio, Mancini, Mariani e Craxi; per il PRI: Visentini e Bandiera; per il PSDI: Orlandi e Amidei; per la DC: Andreotti, Piccoli, Forlani, Gullotti e Bisaglia; per il PLI: Cottone e Quilleri; per la Destra Nazionale (eventualmente): Covelli);
    • in secondo luogo valutare se le attuali formazioni politiche sono in grado di avere ancora la necessaria credibilità esterna per ridiventare validi strumenti di azione politica;
    • in caso di risposta affermativa, affidare ai prescelti gli strumenti finanziari sufficienti -con i dovuti controlli- a permettere loro di acquisire il predominio nei rispettivi partiti;
    • in caso di risposta negativa usare gli strumenti finanziari stessi per l’immediata nascita di due movimenti: l’uno, sulla sinistra (a cavallo fra PSI-PSDI-PRI-Liberali di sinistra e DC di sinistra), e l’altro sulla destra (a cavallo fra DC conservatori, liberali, e democratici della Destra Nazionale). Tali movimenti dovrebbero essere fondati da altrettanti clubs promotori composti da uomini politici ed esponenti della società civile in proporzione reciproca da 1 a 3 ove i primi rappresentino l’anello di congiunzione con le attuali parti ed i secondi quello di collegamento con il mondo reale.
      Tutti i promotori debbono essere inattaccabili per rigore morale, capacità, onestà e tendenzialmente disponibili per un’azione politica pragmatistica, con rinuncia alle consuete e fruste chiavi ideologiche. Altrimenti il rigetto da da parte della pubblica opinione è da ritenere inevitabile.

    :

  2. Nei confronti della stampa (o, meglio, dei giornalisti) l’impiego degli strumenti finanziari non può, in questa fase, essere previsto nominativamente. Occorrerà redigere un elenco di almeno 2 o 3 elementi, per ciascun quotidiano o periodico in modo tale che nessuno sappia dell’altro. L’azione dovrà essere condotta a macchia d’olio, o, meglio, a catena, da non più di 3 o 4 elementi che conoscono l’ambiente.
    Ai giornalisti acquisti dovrà essere affidato il compito di “simpatizzare” per gli esponenti politici come sopra prescelti in entrambe le ipotesi alternative 1c e 1d. 

    • acquisire alcuni settimanali di battaglia;
    • coordinare tutta la stampa provinciale e locale attraverso una agenzia centralizzata;
    • coordinare molte TV via cavo con l’agenzia per la stampa locale;
    • dissolvere la RAI-TV in nome della libertà di antenna ex art. 21 Costit.

    In un secondo tempo occorrerà:

  3. Per quanto concerne i sindacati la scelta prioritaria è fra la sollecitazione alla rottura, seguendo cioè le linee già esistenti dei gruppi minoritari della CISL e maggioritari dell’UIL, per poi agevolare la fusione con gli autonomi, acquisire con strumenti finanziari di pari entità i più disponibili fra gli attuali confederati allo scopo di rovesciare i rapporti di forza all’interno dell’attuale trimurti.
    • restaurazione della libertà individuale, nelle fabbriche e aziende in genere per consentire l’elezione dei consigli di fabbrica, con effettive garanzie di segretezza del voto;
    • ripristinare per tale via il ruolo effettivo del sindacato di collaboratore del fenomeno produttivo in luogo di quello legittimamente assente di interlocutore in vista di decisioni politiche aziendali e governative.
    • Sotto tale profilo, la via della scissione e della successiva integrazione con gli autonomi sembra preferibile anche ai fini dell’incidenza positiva sulla pubblica opinione di un fenomeno clamoroso come la costituzione di un vero sindacato che agiti la bandiera della libertà di lavoro e della tutela economica dei lavoratori. Anche in termini di costo è da prevedere un impiego di strumenti finanziari di entità inferiori all’altra ipotesi.

    Gli scopi reali da ottenere sono:

  4. Governo, Magistratura e ParlamentoE’ evidente che si tratta di obiettivi nei confronti dei quali i procedimenti divengono alternativi in varia misura a seconda delle circostanze .
    E’ comunque intuitivo che, ove non si verifichi la favorevole circostanza di cui in prosieguo, i tempi brevi sono – salvo che per la Magistratura – da escludere essendo i procedimenti subordinati allo sviluppo di quelli relativi ai partiti, alla stampa e ai sindacati, con la riserva di una più rapida azione nei confronti del Parlamento ai cui componenti è facile estendere lo stesso modus operandi già previsto per i partiti politici.
    Per la Magistratura è da rilevare che esiste già una forza interna (la corrente di magistratura indipendente della Ass. Naz. Mag.) che raggruppa oltre il 40% dei magistrati italiani su posizioni moderate. E’ sufficiente stabilire un accordo sul piano morale e programmatico ed elaborare una intesa diretta a concreti aiuti materiali per poter contare su un prezioso strumento, già operativo nell’interno del corpo anche al fine di taluni rapidi aggiustamenti legislativi che riconducano la giustizia alla sua tradizionale funzione di elementi di equilibrio della società e non già di eversione.
    Qualora invece le circostanze permettessero di contare sull’ascesa al Governo di un uomo politico (o di un’equipe) già in sintonia con lo spirito del club e con le sue idee “ripresa democratica”, è chiaro che i tempi dei procedimenti riceverebbero una forte accelerazione anche per la possibilità di attuare subito il programma di emergenza e quello a breve termine in modo contestuale all’attuazione dei procedimenti sopra descritti.
    In termini di tempo ciò significherebbe la possibilità di ridurre a 6 mesi e anche meno il tempo di intervento, qualora sussista il presupposto della disponibilità dei mezzi finanziari.

PROGRAMMI
Per programmi si intende la scelta, in scala di priorità, delle numerose operazioni in forma di:

  • azioni di comportamento politico ed economico;
  • atti amministrativi (di Governo);
  • atti legislativi; necessari a ribaltare – in concomitanza con quelli descritti in materia di procedimenti – l’attuale tendenza disfacimento delle istituzione e, con essa, alla disottemperanza della Costituzione i cui organi non funzionano più secondo gli schemi originali. Si tratta, in sostanza, di “registrare” – come nella stampa in tricromia – le funzioni di ciascuna istituzione e di ogni organo relativo in modo che i rispettivi confini siano esattamente delimitati e scompaiano le attuali aree di sovrapposizione da cui derivano confusione e indebolimento dello Stato.

A titolo di esempio, si considerano due fenomeni:

  1. lo spostamento dei centri di potere reale dal Parlamento ai sindacati ed al Governo ai padronati multinazionali con i correlativi strumenti di azione finanziaria. Sarebbero sufficienti una buona legge sulla programmazione che rivitalizzi il CNEL e una nuova struttura dei Ministeri accompagnate da norme amministrative moderne per restituire ai naturali detentori il potere oggi perduti;
  2. l’involuzione subita dalla scuola negli ultimi 10 anni quale risultante di una giusta politica di ampliamento dell’area di istruzione pubblica, non accompagnata però dalla predisposizione di corpi docenti adeguati e preparati nonchè dalla programmazione dei fabbisogni in tema di occupazione.
    Ne è conseguente una forte e pericolosa disoccupazione intellettuale – con gravi deficienze invece nei settori tecnici nonchè la tendenza a individuare nel titolo di studio il diritto al posto di lavoro. Discende ancora da tale stato di fatto la spinta all’egualitarismo assolto (contro la Costituzione che vuole tutelare il diritto allo studio superiore per i più meritevoli) e, con la delusione del non inserimento, il rifugio nella apatia della droga oppure nell’ideologia dell’eversione anche armata. Il rimedio consiste: nel chiudere il rubinetto del preteso automatismo: titolo di studio – posto di lavoro; nel predisporre strutture docenti valide; nel programmare, insieme al fenomeno economico, anche il relativo fabbisogno umano; infine nel restaurare il principio meritocratico imposto dalla Costituzione.
    Sotto molti profili, la definizione dei programmi intersecherà temi e notazioni già contenute nel recente Messaggio del Presidente della Repubblica – indubbiamente notevole – quale diagnosi della situazione del Paese, tenendo, però, ad indicare terapie più che a formulare nuove analisi.

Detti programmi possono essere esecutivi – occorrendo – con normativa d’urgenza (decreti legge)

.

  • a) Emergenza a breve termine . Il programma urgente comprende, al pari degli altri provvedimenti istituzionali (rivolti cioè a “registrare” le istituzioni) e provvedimenti di indole economico-sociale.
  • a1) Ordinamento giudiziario: le modifiche più urgenti investono:
    • la responsabilità civile (per colpa) dei magistrati;
    • il divieto di nomina sulla stampa i magistrati comunque investiti di procedimenti giudiziari;
    • la normativa per l’accesso in carriera (esami psicoattitudinali preliminari);
    • la modifica delle norme in tema di facoltà libertà provvisoria in presenza dei reati di eversione – anche tentata – nei confronti dello Stato e della Costituzione, nonchè di violazione delle norme sull’ordine pubblico, di rapina a mano armata, di sequestro di persona e di violenza in generale.
  • a2) Ordinamento del Governo
    1. legge sulla Presidenza del Consiglio e sui Ministeri (Cost. art. 95) per determinare competenze e numero (ridotto, con eliminazione o quasi dei Sottosegretari);
    2. legge sulla programmazione globale (Cost. art. 41) incentrata su un Ministero dell’economia che ingloba le attuali strutture di incentivazione (Cassa Mezz. – PPSS – Mediocredito Industria – Agricoltura), sul CNEL rivitalizzato quale punto d’incontro delle forze sociali e sindacali, imprenditoriali e culturali e su procedure d’incontro con il Parlamento e le Regioni;
    3. riforma dell’amministrazione (Cost. artt. 28 -97 – 98) fondato sulla teoria dell’atto pubblico non amministrativo, sulla netta separazione della responsabilità politica da quella amministrativa che diviene personale (istituzione dei Segretari Generali di Ministero) e sulla sostituzione del principio del silenzio-rifiuto con quello del silenzio-consenso;
    4. definizione della riserva di legge nei limiti voluti e richiesti espressamente dalla Costituzione e individuazione delle aree di normativa secondaria (regolamentare) in ispecie di quelle regionali che debbono essere obbligatoriamente limitate nell’ambito delle leggi cornice.
  • a3) Ordinamento del Parlamento
    1. ripartizione di fatto, di competenze fra le due Camere (funzione politica alla CD e funzione economica al SR);
    2. modifica (già in corso) dei rispettivi Regolamenti per ridare forza al principio del rapporto (Cost. art. 64) fra maggioranza-Governo da un lato, e opposizione, dall’altro, in luogo della attuale tendenza assemblearistica;
    3. adozione del principio delle sessioni temporali in funzione di esecuzione del programma governativo.
  • b) Provvedimenti economico-sociali
    • b1) abolizione della validità legale dei titoli di studio (per sfollare le università e dare il tempo di elaborare una seria riforma della scuola che attui i precetti della Costituzione);
    • b2) adozione di un orario unico nazionale di 7 ore e 30′ effettive (dalle 8,30 alle 17) salvi i turni necessari per gli impianti a ritmo di 24 ore, obbligatorio per tutte le attività pubbliche e private;
    • b3) eliminazione delle festività infrasettimanali e dei relativi ponti (salvo 2 giugno – Natale – Capodanno e Ferragosto) da riconcedere in un forfait di 7 giorni aggiuntivi alle ferie annuali di diritto;
    • b4) obbligo di attuare in ogni azienda ed organo di Stato i turni di festività – anche per sorteggio – in tutti i periodi dell’anno, sia per annualizzare l’attività dell’industria turistica, sia per evitare la “sindrome estiva” che blocca le attività produttive;
    • b5) revisione della riforma tributaria nelle seguenti direzioni:
      1. revisione delle aliquote per i lavoratori dipendenti aggiornandole al tasso di svalutazione 1973-76;
      2. nettizzazione all’origine di tutti gli stipendi e i salari delle P.A. (onde evitare gli enormi costi delle relative partite di giro);
      3. inasprimento delle aliquote sui redditi professionali e sulle rendite;
      4. abbattimento delle aliquote per donazioni e contributi a fondazioni scientifiche e culturali riconosciute, allo scopo di sollecitare l’autofinanziamento premiando il reinvestimento del profitto;
      5. alleggerimento delle aliquote sui fondi aziendali destinati a riserve, ammortamenti, investimenti e garanzie, per sollecitare l’autofinanziamento delle aziende produttive;
      6. reciprocità fra Stato e dichiarante nell’obbligo di mutuo acquisto ai valori dichiarati ed accertati;
    • b6) abolizione della nominatività dei titoli azionari per ridare fiato al mercato azionario e sollecitare meglio l’autofinanziamento delle aziende produttive;
    • b7) eliminazione delle partite di giro fra aziende di Stato ed istituti finanziari di mano pubblica in sede di giro conti reciprochi che si risolvono – nel gioco degli interessi – in passività inutili dello stesso Stato;
    • b8) concessione di forti sgravi fiscali ai capitali stranieri per agevolare il ritorno dei capitali dall’estero;
    • b9) costituzione di un fondo nazionale per i servizi sociali (case – ospedali – scuole – trasporti) da alimentare con:
      1. sovraimposta IVA sui consumi voluttuari (automobili – generi di lusso)
      2. proventi dagli inasprimenti ex b5);
      3. finanziamenti e prestiti esteri su programma di spesa;
      4. stanziamenti appositi di bilancio per investimenti;
      5. diminuzione della spesa corrente per parziale pagamento di stipendi statali superiori a L. 7.000.000 annui con speciali buoni del Tesoro al 9% non commerciabili per due anni.Tale fondo va destinato a finanziare un programma biennale di spesa per almeno 10.000 miliardi. Le riforme di struttura relative vanno rinviate a dopo che sia stata assicurata la disponibilità dei fabbricati, essendo ridicolo riformare le gestioni in assenza di validi strumenti (si ricordino i guasti della riforma sanitaria di alcuni anni or sono che si risolvette nella creazione di 36.000 nuovi posti di consigliere di amministrazione e nella correlativa lottizzazione partitica in luogo di creare altri posti letto)
        Per quanto concerne la realizzabilità del piano edilizio in presenza della caotica legislazione esistente, sarà necessaria una legge che imponga alle Regioni programmi urgenti straordinari con termini brevissimi surrogabili dall’intervento diretto dello Stato; per quanto si riferisce in particolare all’edilizia abitativa, il ricorso al sistema dei comprensori obbligatori sul modello svedese ed al sistema francese dei mutui individuali agevolati sembra il metodo migliore per rilanciare questo settore che è da considerare il volano della ripresa economica;
    • b10) aumentare la redditività del risparmio postale elevando il tasso al 7%;
    • b11) concedere incentivi prioritari ai settori:
      • I – turistico
      • II – trasporti marittimi
      • III – agricolo specializzato (primizie zootecnia)
      • IV – energetico convenzionale e futuribile (nucleare – geotermico – solare)
      • V – industria chimica fine e metalmeccanica specializzata di trasformazione; in modo da sollecitare investimenti in settori ad alto tasso di mano d’opera ed apportatori di valuta;
    • b12) sospendere tutte le licenze ed i relativi incentivi per impianti di raffinazione primaria del petrolio e di produzione siderurgica pesante.
  • c) Pregiudiziale è che oggi ogni attività secondo quanto sub a) e b) trovi protagonista e gestore un Governo deciso ad essere non già autoritario bensì soltanto autorevole e deciso a fare rispettare le leggi esistenti. Così è evidente che le forze dell’ordine possono essere mobilitate per ripulire il paese dai teppisti ordinari e pseudo politici e dalle relative centrali direttive soltanto alla condizione che la Magistratura li processi e condanni rapidamente inviandoli in carceri ove scontino la pena senza fomentare nuove rivolte o condurre una vita comoda. Sotto tale profilo, sembra necessario che alle forze di P.S. sia restituita la facoltà di interrogatorio d’urgenza degli arrestati in presenza dei reati di eversione e tentata eversione dell’ordinamento, nonchè di violenza e resistenza alle forze dell’ordine, di violazione della legge sull’ordine pubblico, di sequestro di persona, di rapina a mano armata e di violenza in generale.
  • d) Altro punto chiave è l’immediata costituzione di una agenzia per il coordinamento della stampa locale (da acquisire con operazioni successive nel tempo) e della TV via cavo da impiantare a catena in modo da controllare la pubblica opinione media nel vivo del Paese.
    E’ inoltre opportuno acquisire uno o due periodici da contrapporre a Panorama, Espresso, Europeo sulla formula viva “Settimanale”.

MEDIO E LUNGO TERMINE
Nel presupposto dell’attuazione di un programma a breve termine come sopra definito, rimane da tratteggiare per sommi capi un programma a medio e lungo termine con l’avvertenza che mentre per quanto riguarda i problemi istituzionali è possibile fin d’ora formulare ipotesi concrete, in materia di interventi economico-sociali, salvo per quel che attiene pochissimi grandi temi, è necessario rinviare nel tempo l’elencazione di problemi e relativi rimedi.

  • a) Provvedimenti istituzionali
    • a1) Ordinamento Giudiziario
      • I – unità del Pubblico Ministero (a norma della Costituzione – articoli 107 e 112 ove il P.M. è distinto dai giudici);
      • II – responsabilità del Guardasigilli verso il Parlamento sull’operato del P.M. (modifica costituzionale);
      • III – istruzione pubblica dei processi nella dialettica fra pubblica accusa e difesa di fronte ai giudici giudicanti, con abolizione di ogni segreto istruttorio con i relativi e connessi pericoli ed eliminando le attuali due fasi di istruzione;
      • IV – riforma del Consiglio Superiore della Magistratura che deve essere responsabile verso il Parlamento (modifica costituzionale);
      • V – riforma dell’ordinamento giudiziario per ristabilire criteri di selezione per merito delle promozioni dei magistrati, imporre limiti di età per le funzioni di accusa, separare le carriere requirente e giudicante, ridurre a giudicante la funzione pretorile;
      • VI – esperimento di elezione di magistrati (Costit. art. 106) fra avvocati con 25 anni di funzioni in possesso di particolari requisiti morali;
    • a2) Ordinamento del Governo
      • I – modifica della Costituzione per stabilire che il Presidente del Consiglio è eletto dalla Camera all’inizio di ogni legislatura e può essere rovesciato soltanto attraverso le elezioni del successore;
      • II – modifica della Costituzione per stabilire che i Ministri perdono la qualità di parlamentari;
      • III – revisione della legge sulla contabilità dello Stato e di quella sul bilancio dello Stato (per modificarne la natura da competenza in cassa);
      • IV – revisione della legge sulla finanza locale per stabilire – previo consolidamento del debito attuale degli enti locali da riassorbire in 50 anni – che Regioni e Comuni possono spendere al di là delle sovvenzioni statali soltanto i proventi di emissioni di obbligazioni di scopo (esenti da imposte e detraibili) e cioè relative ad opere pubbliche da finanziare, secondo il modello USA. Altrimenti il concetto di autonomia diviene di sola libertà di spesa basata sui debiti;
      • V – riforma della legge comunale e provinciale per sopprimere le provincie e ridefinire i i compiti dei Comuni dettando nuove norme sui controlli finanziari;
    • a3) Ordinamento del Parlamento
      • I – nuove leggi elettorali, per la Camera, di tipo misto (uninominale e proporzionale secondo il modello tedesco) riducendo il numero dei deputati a 450 e, per il Senato, di rappresentanza di secondo grado, regionale, degli interessi economici, sociali e culturali, diminuendo a 250 il numero dei senatori ed elevando da 5 a 25 quello dei senatori a vita di nomina presidenziale, con aumento delle categorie relative (ex parlamentari – ex magistrati – ex funzionari e imprenditori pubblici – ex militari ecc.);
      • II – modifica della Costituzione per dare alla Camera preminenza politica (nomina del Primo Ministro) ed alla Senato preponderanza economica (esame del bilancio);
      • III – stabilire norme per effettuare in uno stesso giorno ogni 4 anni le elezioni nazionali, regionali e comunali (modifica costituzionale);
      • IV – stabilire che i decreti-legge sono inemendabili;
    • a4) Ordinamento di altri organi istituzionali
      • I – Corte Costituzionale: sancire l’incompatibilità successiva dei giudici a cariche elettive in enti pubblici; sancire il divieto di sentenze cosiddette attive (che trasformano la Corte in organo legislativo di fatto);
      • II – Presidente della Repubblica: ridurre a 5 anni il mandato, sancire l’ineleggibilità ed eliminare il semestre bianco (modifica costituzionale);
      • III – Regioni: modifica della Costituzione per ridurre il numero e determinarne i confini secondo criteri geoeconomici più che storici. Provvedimenti economico sociali.
    • b1) Nuova legislazione antiurbanesimo subordinando il diritto di residenza alla dimostrazione di possedere un posto di lavoro e un reddito sufficiente (per evitare che saltino le finanze dei grandi Comuni);
    • b2) Nuova legislazione urbanistica favorendo le città satelliti e trasformando la scienza urbanistica da edilizia in scienza dei trasporti veloci suburbani;
    • b3) nuova legislazione sulla stampa in senso protettivo della dignità del cittadino (sul modello inglese) e stabilendo l’obbligo di pubblicare ogni anno i bilanci nonchè le retribuzioni dei giornalisti;
    • b4) unificazione di tutti gli istituti ed enti previdenziali ed assistenziali in un unico ente di sicurezza sociale da gestire con formule di tipo assicurativo allo scopo di ridurre i costi attuali;
    • b5) disciplinare e moralizzare il settore pensionistico stabilendo: il divieto del pagamento di pensioni prima dei 60 anni salvo casi di riconosciuta inabilità; il controllo rigido sulle pensioni di invalidità; l’eliminazione del fenomeno del cumulo di più pensioni;
    • b6) dare attuazione agli articoli 39 e 40 della Costituzione regolando la vita dei sindacati limitando il diritto di sciopero nel senso di:
      • I – introdurre l’obbligo di preavviso dopo aver espedito il concordato;
      • II – escludere i servizi pubblici essenziali (trasporti; dogane; ospedali e cliniche; imposte; pubbliche amministrazioni in genere) ovvero garantirne il corretto svolgimento;
      • III – limitare il diritto di sciopero alle causali economiche ed assicurare comunque la libertà di lavoro;
    • b7) nuova legislazione sulla partecipazione dei lavoratori alla proprietà azionaria delle imprese e sulla gestione (modello tedesco);
    • b8) nuova legislazione sull’assetto del territorio (ecologia, difesa del suolo, disciplina delle acque, rimboscamento, insediamenti umani);
    • b9) legislazione antimonopolio (modello USA);
    • b10) nuova legislazione bancaria (modello francese);
    • b11) riforma della scuola (selezione meritocratica – borse di studio ai non abbienti – scuole di Stato normale e politecnica sul modello francese);
    • b12) riforma ospedaliera e sanitaria sul modello tedesco.
    • c) Stampa – Abolire tutte le provvidenze agevolative dirette a sanare bilanci deficitari con onere del pubblico erario ed abolire il monopolio RAI-TV

Nota: i grassetti sono nostri, per sottolineare le forti vicinanze con i programmi politici successivamente ed effettivamente proposti od attuati.



*Gelli, p2 e Berlusconi: una amore mai finito?

Conferenza stampa a Firenze dell’ex Gran maestro della P2 alla presentazione
del programma ‘Venerabile Italia’, in onda da lunedì su Odeon Tv

Gelli, la P2 e il Piano di rinascita nazionale
Scoppia il caso sull’ex Venerabile in tv

“Solo Berlusconi può proseguire il mio progetto. Usi la sua maggioranza”
Il Pd insorge e attacca: “Il presidente del Consiglio non ha nulla da dire?”

 FIRENZE – Nell’attuazione del Piano di rinascita democratica “l’unico che può andare avanti è Berlusconi”. Lo ha detto l’ex Gran maestro della P2. Licio Gelli, a Firenze, dove ha presentato il programma tv ‘Venerabile Italia’. Gelli sarà protagonista di una ”ricostruzione inedita” della storia del Novecento in Italia: dalla Guerra di Spagna agli anni Ottanta, dalla P2 al crack del Banco Ambrosiano. La conduttrice e autrice del programma Lucia Leonessi ha raccolto le testimonianze di Gelli a Villa Wanda, di Giulio Andreotti, Marcello Veneziani e Marcello Dell’Utri. Lo stesso Gelli sarà in studio per l’ultima puntata, dedicata alla sua attività di poeta. Le otto puntate da lunedì prossimo fino a dicembre andranno in onda su Odeon Tv.

Gelli, nel corso della conferenza stampa, ha risposto alle domande dei cronisti su passato e presente d’Italia, passando dalla riforma della scuola alla politica, fino alle vicende giudiziarie di Marcello dell’Utri.

Politica. A proposito del giudizio di Berlusconi e del suo Piano di rinascita democratica, Gelli ha chiarito che il premier è “l’unico che può andare avanti non perché era iscritto alla P2 ma perché ha la tempra del grande uomo che ha saputo fare, anche se ora è in momento di debolezza perché usa poco la maggioranza parlamentare”. Gelli ha quindi precisato di non condividere il governo Berlusconi “perché se uno ha la maggioranza deve usarla, senza interessarsi della minoranza”. Gelli ha anche commentato il cosiddetto ‘Lodo Alfano’: “L’immunità ai grandi dovrebbe essere esclusa, perché al Governo dovrebbero andare persone senza macchia e che non si macchiano mai”.

Fini. ”Avevo molta fiducia in Fini – ha detto Gelli – perché aveva avuto un grande maestro, Giorgio Almirante. Oggi non sono più dello stesso avviso, perché ha cambiato”.

Partiti. Quanto ai partiti, ai giornalisti che gli chiedevano se ci sia una forza politica che ha messo in pratica il Piano rinascita democratica, Gelli ha risposto che ”tutti si sono abbeverati, tutti ne hanno preso spunto”, però, ha notato, ”i partiti veri non esistono più, non c’è più destra o sinistra. A sinistra ci sono 15 frange e la destra non esiste. Se dovesse morire Berlusconi, cosa che non gli auguro perché la morte non si augura a nessuno, Forza Italia non potrebbe andare avanti perché non ha una struttura partitica”.

Riforma Gelmini. “In linea di massima sono d’accordo con la riforma Gelmini perché ripristina un po’ di ordine”, ha detto l’ex Gran maestro della P2. “Il maestro unico è molto importante – ha spiegato – perché, quando c’era, conosceva l’alunno. Poi il tema dell’abbigliamento è importante perché l’ombelico di fuori non dovrebbe essere consentito, e poi la confidenza tra alunno e professore dovrebbe essere limitata”.

“Studenti in aula e non in piazza”. E a proposito della manifestazioni di piazza “non ci dovrebbero essere, gli studenti dovrebbero essere in aula a studiare – ha sottolineato Gelli -. Nelle piazza non si studia; se viene garantita la libertà di scioperare dovrebbe essere tutelato anche chi vuole studiare, e molti in piazza non ne hanno voglia. Dovrebbe essere proibito di portare i bambini in piazza perchè così non crescono educati”.

“Dell’Utri? bravissimo”. “Marcello Dell’Utri è una bravissima persona, onesta e di profonda cultura, non credo che sia mafioso”, ha detto l’ex Gran maestro. “C’è una sentenza che Dell’Utri si trascina dietro – ha aggiunto – e che sarà tirata fuori al momento opportuno perché tutto è guidato. La magistratura prende decisioni su teoremi e non su prove e su Dell’Utri il processo non ha fatto chiarezza”.

Magistratura. “Se oggi in Italia c’è un potere forte, costituzionale, è la magistratura, perché quando sbaglia non è previsto risarcimento del danno”.

Stragi e terrorismo. “Le stragi ci sono sempre state e ci saranno sempre perché non c’è ordine: infatti sono arrivate dopo gli anni ’60. Se domani tornassero le Br ci sarebbero ancora più stragi: il terreno è molto fertile perché le Br potrebbero trovare molti fiancheggiatori a causa della povertà che c’è nel paese”. Secondo Gelli “le stragi sono frutto di guerra tra bande”.

Massoneria. “In Italia – ha sottolineato Gelli – poteri forti ora non ce ne sono e non ce ne sono mai stati. Oggi la massoneria non esercita nessun potere. Ci sono tre, quattro comunioni che contano e che dovrebbero chiedere che gli elenchi dei massoni non debbano essere consegnati al commissariato”. “La P2 era riservata, non segreta, ed è stata perseguitata per distogliere l’attenzione da altre questioni”.

Reazioni. Per Anna Finocchiaro, capogruppo del Pd

al Senato, è “sconcertante che dal Popolo delle Libertà non giunga una parola a commento delle dichiarazioni di Gelli che, tra le tante cose gravi dette, indica nell’attuale capo del governo l’unico erede del Piano di rinascita democratica”. “E’ dall’inizio della legislatura che sosteniamo questa tesi: il programma di governo di Berlusconi ed il piano di Gelli sono la stessa cosa”, afferma il capogruppo alla Camera dell’Idv, Massimo Donadi. “Tornano i fantasmi del passato ed è inquietante che in vada in onda l’autocelebrazione di Licio Gelli e un nuovo tentativo di inquinare la vita pubblica”, afferma Rosy Bindi, del Pd, vicepresidente della Camera.



*Scuola: barricate contro la Germini
domenica, ottobre 26, 2008, 7:19 PM
Filed under: cronaca, politica

da repubblica.it

 

I quattro giorni di fuoco della scuola
Legge al voto e blocco totale

Il Senato vota alla vigilia della mobilitazione. I Cobas: lo bloccheremo con i sit-in

ROMA – Una domenica senza notizie clamorose, ma con molte scuole che restano occupate, molte aule universitarie teatro di assemblee e gruppi di studio fino al ‘grande ricevimento’ offerto dagli studenti delle facoltà scientifiche della Sapienza di Roma per le loro famiglie, per spiegare i motivi della protesta. E anche mille piccole iniziative spuntate ovunque, secondo l’indicazione generale di questo movimento, di comunicare e fare notizia nei modi più imprevedibili fino ai lenzuoli con l’ormai famoso “Non pagheremo la vostra crisi” spuntati qua e là dai balconi di molti case della capitale.

La mobilitazione insomma “percorre il paese come una grande ‘ola’ e passerà per Roma nella più grande manifestazione per la scuola che la nostra memoria ricordi”. La sintesi di quel che accadrà nei prossimi giorni è nelle parole del leader della Flc-Cgil, Mimmo Pantaleo. Una sola voce fra le mille che animano la protesta. E che si sono date appuntamento a Roma il 30 ottobre, giorno dello sciopero generale, per una grande manifestazione. Giovedì incroceranno le braccia gli aderenti alla Flc Cgil, Cisl e Uil Scuola, Snals Confsal e Gilda degli insegnanti. E il mondo universitario e della ricerca, in aggiunta, ha già attivato le procedure per una giornata di sciopero il 14 novembre. Un raro sciopero di quasi tutte le organizzazioni sindacali, ancora più irritate dalla decisione di provare a dare il via libera alla legge proprio il giorno prima, senza risposte alle ripetute richieste di confronto (in particolare il segretario della Cisl Bonanni ha ripetuto più volte di essere pronto a fermare l’astensione dal lavoro in presenza di una convocazione al Ministero)


La protesta contro il decreto Gelmini continua a espandersi con forme, modalità e colori diversi. Il fallimento del dialogo con gli studenti, aperto dal ministro dell’istruzione Mariastella Gelmini ma al grido di “il decreto resta” (e si vota al Senato il 29) non ha fatto che aplificare il dissenso. Inizia così una nuova settimana di mobilitazioni “per bloccare la distruzione della scuola e dell’università messa in atto dal governo”.

La Rete degli Studenti Medi informa che nei primi tre giorni della settimana, in tutta Italia, ci saranno scioperi e notti bianche, che si concentreranno ancora una volta nei giorni di approvazione del decreto 137 al Senato. “Dopo lo slittamento ottenuto il 23 ottobre, cercheremo ancora una volta di bloccare i lavori parlamentari. La Gelmini ci ha detto che lei vuole andare avanti, che non si fermerà. Noi le rispondiamo che ‘Avanziamo Diritti’, non ci fermiamo e continueremo a chiedere una scuola e un’università nuovi, in grado di darci un futuro”.
Lunedì, martedì e mercoledì, dunque, scioperi, autogestioni con pernotto, notti bianche e lezioni all’aperto a Torino, Perugia, Roma, Firenze e Palermo. Per giovedì 30, invece, oltre alla partecipazione alla manifestazione di Roma, la Rete degli Studenti Medi annuncia cortei a Torino, Padova, Palermo e Genova.

E dalle università continuano a giungere appuntamenti che appaiono propedeutici al blocco della didattica in molte altre facoltà (spesso con l’appoggio dei docenti) se non di possibili occupazioni. Un asettimana di fuoco, dunque. E la parola può passare solo alla cronaca, dal momento che le giornate appena concluse hanno mostrato che l’Onda spunta dove meno te l’aspetti, ma anche che si scontrerà con il primo grande scoglio: la probabile approvazione della legge Gelmini giovedì 29.



*I pianisti al Senato: Schifani riprende il PdL
venerdì, ottobre 24, 2008, 8:25 am
Filed under: politica | Tag:

Schifani bacchetta senatori Pdl
“Basta pianisti, avete i numeri…”

Il presidente ha raccolto la protesta che si era levata dai banchi dell’opposizione
“Smettetela, anche perché i numeri sono a favore della maggioranza”

 

 

ROMA – Alla fine, davanti ad una così palese violazione del regolamento da parte dei “pianisti” della Pdl, il presidente del Senato, Renato Schifani non si è trattenuto: “Insomma, vi è una differenza di voti non indifferente, vi invito a non attuare comportamenti non consoni a un parlamentare”.

Lo sfogo del presidente era tutto indirizzato verso i banchi di quella maggioranza da cui proviene. Una reprimenda di un comportamento, quello di chi vota per il collega parlamentare assente, che più volte è stata la centro delle polemiche. E oggi, resa ancor più significativa dalla disparità di numeri a favore del centrodestra in Aula.

E così, davanti alle ripetute “votazioni multiple”, dai banchi del Pd si sono levate voci di protesta. Al punto che, durante le votazioni agli emendamenti al decreto legge Gelmini, Schifani è stato costretto a intervenire. “Ci sono almeno 15 posti vuoti dove non c’è un senatore”, attacca Giovanni Legnini del Pd rivolto al presidente. Che, seccato perché i pianisti sembrano non retrocedere, si rivolge ai banchi della maggioranza e dice: “Vi è una differenza di voti non indifferente, vi invito a non attuare comportamenti non consoni a un parlamentare”. Quindi invita i commessi d’aula a effettuare controlli “rigorosissimi”.



*La piazza sveglia il PD: l’opposizione esce dall’ombra

da repubblica.it

 

Scuola, fascismo e crisi economica
Veltroni all’attacco del governo

“In un consiglio municipale due esponenti del Pdl hanno fatto il saluto romano”
“La manifestazione del 25 ottobre esprimerà il disagio di un Paese che vuole cambiare”

 

ROMA – “So per certo che molte scuole chiuderanno e questa riforma favorirà la dispersione scolastica. Hanno fatto tagli agli unici due settori dove non si dovevano fare: scuola e sicurezza”. Duro attacco al governo da parte del segretario del Pd. Walter Veltroni, partecipando ad un comizio presso il circolo del Pd nel quartiere romano di San Basilio, ha parlato di un “brutto clima” nel Paese. “E non solo dal punto di vista dei valori – ha sottolineato il leader del Partito democratico -. Cosa vuol dire che un immigrato non può stare in classe con gli italiani, queste classi differenziate sono un atto di chiusura che farà crescere gli immigrati nell’odio. Non ci si ricorda che noi siamo un Paese di immigrati. Si vuole instillare il seme dell’odio”.

Gelmini: “Sembriamo di sinistra”. “Questo governo sembra essere un governo di sinistra per come ha a cuore i bisogni della gente”, aveva detto in precedenza il ministro dell’Istruzione, Maria Stella Gelmini, nel corso di un intervento al convegno della fondazione ‘Magna Carta’ a Norcia. Il ministro ha difeso punto per punto la riforma della scuola a partire dal maestro unico. Una formula – ha detto – che “esiste in tutti i paesi europei, mentre il cosiddetto modulo è una anomalia tutta italiana”.

Maria Stella Gelmini ha difeso il voto in condotta, che ha assicurato “non ha volontà sanzionatoria”. Ha assicurato che non sarà tagliato il tempo pieno: “Durante le ore di lezione ci sarà un solo insegnante e gli altri due – ha assicurato Gelmini – saranno ‘spalmati’ in altri orari”.


Secondo la Gelmini sulla riforma della scuola “si stanno raccontando molte bugie: si è detto addirittura che ci saranno 87 mila licenziamenti”. Frutto di disinformazione, secondo il ministro, anche le polemiche sulle classi ponte per gli immigrati, proposte in una mozione della Lega: “non si tratta di ghettizzare nessuno ma di affrontare il problema dell’aiuto verso chi viene da un paese straniero: sto cercando risorse per fare dei corsi di lingua italiana per i bambini immigrati in difficoltà”.

Fascismo. Ma Veltroni, nel corso del suo comizio a Roma, ha parlato anche del rischio fascismo. “Pensate – ha detto il leader del Pd – che in un consiglio municipale due esponenti del Pdl hanno fatto il saluto romano: è il simbolo con il quale venivano prese molte persone e portate alle Fosse ardeatine. E’ il saluto con il quale torturavano a via Tasso”. Poi Veltroni ha ricordato le polemiche sull’antifascismo: “Non voglio vivere in un Paese in cui il presidente del Consiglio a chi gli chiede dell’antifascismo risponde che lui ha da lavorare. L’antifascismo è un valore fondante della nostra democrazia”.

Crisi economica. Veltroni ha anche ribadito le proprie preoccupazioni per la situazione economica: “Il Paese è fermo, gli annunci roboanti stanno a zero. Le piccole e medie imprese sono in difficoltà, se si fermano loro il rischio è che si fermi il Paese. Delle cose che ha detto Berlusconi, una è davvero inaudita: che non ci saranno effetti della crisi sull’economia reale. Ovvio che ci sono, c’è il rischio di recessione”. Proprio per questo, Veltroni chiede “correzioni al decreto per introdurre maggiori garanzie per le pmi e maggiore tutela ai rischi di cassa integrazione”.

Tasse. “Dov’è la riduzione delle tasse? Il governo non ha alibi – ha incalzato il numero uno del Pd -, quando hanno iniziato a governare la situazione era buona, ma loro dicono che le diminuiranno nel 2014 quando non saranno più al governo”. Veltroni ha ricordato come l’esecutivo su Alitalia “ha buttato via 1,5 miliardi di euro che potevano essere pagati da Air France, ai quali vanno sommati i 2 miliardi di euro per l’Ici: insieme facevano una bella cifra che poteva essere utilizzata”.

La manifestazione del 25. Quanto alla manifestazione del 25 ottobre: “Sarà grande, serena e forte, forte perché verrà per unire il Paese. Una manifestazione di popolo che esprimerà il disagio di un Paese che vuole cambiare”.

“Le cose stanno già cambiando – ha continuato Veltroni – speriamo che il voto negli Usa renda il cambiamento più rapido. L’Italia comincia ad accorgersi della realtà drammatica di un Paese che non ha più bisogno di chiacchiere e favole, ma un drammatico bisogno di cambiamento”.
“C’è la realtà di un Paese in sofferenza – ha concluso Veltroni – che fa fatica ad arrivare a fine mese: non vorrei che parlassimo d’altro, vorrei dare voce al disagio che cresce”.



*A chi interessa la Corte Costituzionale?
venerdì, ottobre 17, 2008, 8:29 am
Filed under: politica

estratto da repubblica.it

 

D’Alema attacca: “No Pecorella”. In attesa di capire meglio quale sarà la conclusione della vicenda, Massimo D’Alema attacca: “Per quanto riguarda l’elezione dell’avvocato Pecorella nella Corte Costituzionale c’è un impedimento oggettivo. C’è infatti una richiesta di rinvio a giudizio e ci troveremmo per la prima volta ad avere un indagato nella Corte Costituzionale. Questa situazione richiede che il centrodestra indichi un altro candidato e noi lo voteremo”.

“Accuse da pentito inattendibile”. Pecorella reagisce e, per far capire che non esiste “alcun impedimento istituzionale” nei suoi confronti, come sostenuto dal Pd, scrive una lettera ai presidenti della Camere Gianfranco Fini e Renato Schifani. Non solo non ci sarebbe stato alcun bisogno di chiedere l’autorizzazione a procedere nei suoi confronti nel caso fosse cominciato il processo a Milano, precisa – perché se l’autorizzazione a procedere non esiste più nei confronti dei parlamentari non esiste più neanche nei confronti dei consiglieri della Corte – ma le accuse di favoreggiamento che gli sono state mosse arriverebbero da un “pentito definito inattendibile dagli stessi magistrati”.

Berlusconi: “Alla gente non frega niente”. Nella stessa maggioranza si spiega però che, sebbene Pecorella continui a essere il candidato ufficiale, è chiaro che per sbloccare la situazione si dovrà guardare altrove. Non si può continuare a tenere il Parlamento fermo in un momento come questo e da martedì sono in calendario provvedimenti considerati troppo importanti dal governo per accettare ancora soste forzate. Sul punto il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi da Bruxelles è chiarissimo: “Alla gente del giudice della Consulta – afferma ai cronisti – non gliene può fregare di meno”.



*4.000 scuole in meno: l’Italia avanza nel nuovo millennio in retromarcia
da repubblica.it

Spunta a sorpresa l’accorpamento degli istituti con meno di 50 alunni
Colpite le isole e i paesi montani. Mercedes Bresso: “Solo in Piemonte 816 in meno”

Nel decreto sanità i tagli alle scuole
in un anno possono sparirne 4mila

La Gelmini tranquillizza: “Sono bugie della sinistra. Nessuna riduzione”
di SALVO INTRAVAIA

Le scuole nelle piccole isole e nei piccoli comuni montani potrebbero sparire già dal prossimo anno. In poche settimane, infatti, le Regioni dovranno predisporre i Piani di dimensionamento della rete scolastica. Il diktat del ministro dell’Istruzione, Mariastella Gelmini, alle autonomie locali arriva “nascosto” in un provvedimento che apparentemente non ha nulla a che vedere con la scuola: il decreto-legge 154 dal titolo “Disposizioni urgenti per il contenimento della spesa sanitaria e in materia di regolazioni contabili con le autonomie locali” ha l’intero articolo 3 dedicato alla riduzione delle istituzioni scolastiche sottodimensionate. Il tutto in linea con il Piano che detta le regole per tagliare in un triennio 132mila posti.

Per effettuare i poderosi tagli imposti dal collega dell’Economia, Giulio Tremonti, sulla scuola occorre mettere mano alla rete scolastica. Infatti, accorpare due scuole con meno di 500 alunni consente di tagliare almeno un posto di dirigente scolastico e uno di direttore dei servizi amministrativi (l’ex segretario). Per ridisegnare la mappa delle istituzioni scolastiche il decreto dà tempo alle Regioni fino al 30 novembre prossimo. Ma non solo. Le amministrazioni che dovessero risultare inadempienti, dopo appena 15 giorni, verranno “sollevate dall’incarico”.

La Gelimini però tranquillizza puntando l’indice contro l’opposizione che dice “bugie”: “Non ci saranno la paventata chiusura di 4000 istituti, né il taglio degli insegnanti di sostegno, né l’attacco all’autonomia degli enti locali. Sono falsità che la sinistra tenta di usare per fare disinformazione”.


Dichiarazioni che non placano le polemiche. A partire dall’ex ministro dell’Istruzione Giuseppe Fioroni, Pd: “Hanno cominciato con le scuole sotto i 500 alunni, domani toccherà a quelle con meno di 300 finora coperte da deroga, per arrivare poi al taglio degli insegnanti di sostegno”. Critico anche il presidente della regione Piemonte, Mercedes Bresso e l’assessore all’istruzione, Gianna Pentenero denunciano: “Così il governo ha deciso di tagliare 816 scuole solo in Piemonte”. Gli fa eco l’assessore all’istruzione della regione Umbria Maria Prodi, preoccupata che così “la scuola sarà agonizzante, senza risorse, penalizzata da tagli imposti senza alcuna ragionevolezza”.

In tutto il territorio nazionale sono 4.200 i plessi con meno di 50 alunni. Rischiano di ritrovarsi senza scuola i bambini di tanti piccoli centri di montagna e delle piccole isole: Capri, Favignana e dell’arcipelago delle Eolie.

Per chiarire meglio la questione è opportuno citare qualche dato. Il servizio scolastico statale, in Italia, è erogato da 10.760 istituzioni scolastiche che si articolano sul territorio in 41.862 scuola (plessi, sedi centrali e distaccate, succursali). Per ridurre la dotazione di dirigenti scolastici, dei segretari e del personale Ata basta smembrare e accorpare ad altri istituti le istituzioni scolastiche che, ai sensi di una norma del 1998, risultano sottodimensionate: con meno di 500 alunni. In tutta la Penisola, secondo i conti fatti da viale Trastevere, ce ne sarebbero quasi 2.600: il 24 per cento.

La stessa norma consente ai soli istituti comprensivi (di scuola dell’infanzia, primaria e media) ubicati in piccole isole e zone di montagna di scendere fino a 300 alunni, ma non oltre. Attualmente, da Nord a Sud, ci sono sparse nei centri più arroccati o nelle isole più piccole del Paese oltre 600 istituzioni scolastiche con meno di 300 alunni, che le regioni dovrebbero cancellare. Per la verità, la stessa norma stabilisce che gli istituti con oltre 900 alunni andrebbero suddivisi in due (o in tre) per evitare situazioni di estrema complessità. Ma nel Piano della Gelmini degli oltre 2.600 istituti “over size” non si parla.



*E il vento soffia ancora! Si alzano le voci della piazza

da repubblica.it

 

Contro la legge che garantisce l’immunità alle 4 più alte cariche dello stato
l’Idv e Sinistra raccolgono in un giorno 250 mila firme a Roma e in altre 655 città

Firme e cortei contro Lodo e governo
Di Pietro: “No alla dittatura del Bagaglino”

Il corteo di Prc, Verdi, Sd e Pdci: “Siamo 300 mila”. Ferrero (Prc): “Oggi è la fine della ritirata”
Il Guardasigilli pronto a difendere “anche in piazza” la legge che porta il suo nome
di CLAUDIA FUSANI

ROMA – Bisognerebbe guardarla dall’alto, oggi, Roma, con microfoni lunghi che arrivano giù, fino in fondo, in terra, tra i sanpietrini di piazza della Repubblica intorno alle 14 quando si riunisce il popolo della sinistra che riparte in marcia, insieme ma non unito. O in piazza Navona dove dalle 11 del mattino sotto sette gazebo con le bandiere dell’Italia dei valori i volontari raccolgono le firme contro il lodo Alfano.

Bisognerebbe guardarla dall’alto, sempre con microfoni lunghi e potenti, per ascoltare tutte le voci e capire il significato di un giornata come questa, 11 ottobre, tra le forze di opposizione di questo paese. Parlamentari ed extraparlamentari.

La fotografia dall’alto dice una cosa molto chiara: l’opposizione c’è, anche senza Pd; c’è la sinistra radicale, ed è numerosa e piena di voci anche se afona in Parlamento – e questo è qualcosa che fa anche venire un po’ di brividi – non sa ancora bene, però, dove andare e come aggregarsi. Trecentomila da tutta Italia (ventimila dirà la questura) si sono mossi in corteo con le bandiere rosse e i cori di “Bella Ciao” da piazza della Repubblica fino alla Bocca della Verità, una piazza troppo piccola per contenerli tutti. Oltre 30 mila persone hanno firmato per il referendum abrogativo del lodo Alfano in piazza Navona e 250 mila in tutta Italia in 665 piazze. Tanti, tantissimi, con una piattaforma condivisa: sì alla legalità; no alla “dittatura dolce, da Bagaglino” con cui in pochi mesi “Berlusconi e questa maggioranza stanno occupando il Parlamento e il luoghi della democrazia” (Di Pietro). Uniti, quindi, dall’antiberlusconismo. Ma divisi su quasi tutto il resto: dove andare. E soprattutto con chi.

La sinistra antagonista. Con un tam tam quasi clandestino, oscurati dalle notizie della settimana sulla crisi finanziaria, della manifestazione organizzata oggi si sapeva poco o nulla. E pochi, alla vigilia, avrebbero scommesso sulla sua riuscita. E invece il popolo della sinistra ha risposto, numeroso, compatto, anche se preoccupato, teso. E’ stato un corteo per certi versi triste. “L’opposizione è nelle nostre mani, un’altra politica per un’altra Italia” recita lo slogan della manifestazione. Ma sembrano lontani i tempi delle gioiose fantasie di funamboli, artisti di strada e carri musicali che per anni hanno caratterizzato la sinistra in piazza. Oggi prevale la preoccupazione, la paura della povertà, la certezza di arrivare a mala pena a fine mese. La rabbia contro la riforma della scuola. Margherita ha 2 anni, il ciuccio in bocca, il babbo la porta in giro rigorosamente sul passeggino dove sono attaccati un sacco di cartelli che parlano per lei: “Mi spiace tanto per i grandi, non hanno più la sinistra”; “Ho due anni, io posso essere egoista”; “Che schifo di scuola mi fate fare”. Una ragazza ha realizzato un curioso collage con le facce di Berlusconi, Calderoli, Bossi, Gelmini e la scritta: “Proteggiamo gli scolari dai razzisti e dai somari”. Uno striscione in arrivo dalla Toscana recita: “Sì al dialogo? Ma vaffanc…”. Molte magliette, firmate Pdci, dicono: “Contro Berlusconi, legitittma difesa”.

Fin qui il popolo in marcia, unito dalle bandiere rosse, dai pugni alzati e dai cori “Bella Ciao”. Molto meno uniti sono i leader politici di questo popolo. L’Arcobaleno non c’è più, bocciato dalle urne del 13 aprile. Loro, i leader di Pdci, Rifondazione, Verdi, ci sono sempre ma non è ancora chiaro cosa faranno. Restano distanti nei luoghi: Paolo Ferrero, segretario di Rifondazione apre il corteo. Nichi Vendola, sconfitto per due voti dal congresso, è parecchie centinaia di metri più indietro con Franco Giordano, Gennaro Migliore, Elettra Deiana. “Da oggi la sinistra rimette la testa fuori, oggi segna la fine della ritirata, è il punto di svolta” dice Ferrero che in realtà ha un sacco di guai all’interno del partito e della stessa maggioranza che lo sostiene. A chi parla Ferrero? Diliberto, che alla fine non salirà apposta neppure sul palco perché L’Arcobaleno non esiste più, la mette così: “Dieci anni fa, era l’11 ottobre 1998, abbiamo fatto la scissione con Rifondazione. Oggi, dieci anni dopo, siamo pronti a unirci di nuovo”. La grande casa comunista sotto la falce e il martello, ci mette dentro anche Ferrando (Pcli) e Sinistra critica. La disegna da luglio, Diliberto. Ferrero, però, non ha ancora preso la penna in mano.

Nichi Vendola tiene oggi a battesimo, “nella culla di questa manifestazione, l’associazione politica culturale “Per la sinistra”. Livia Turco e Vincenzo Vita, a sinistra nel Pd, lo salutano dal marcipiede di via Cavour, immagine che può dire tante cose: in fondo è al Pd che quella parte di Rifondazione deve guardare. Insieme a Claudio Fava e alla Sinistra democratica: c’entrano più poco o nulla loro con i comunisti. “Una parola indicibile” ha detto una settimana fa Bertinotti. Lo ha ripetuto oggi, marciando a braccetto di Sandro Curzi. “Ci siamo” dice l’ex presidente della Camera che indica quasi al corteo la sua nuova missione: “In questo deserto dei tempi l’importante è tornare protagonisti”.

Di Pietro: “Resistere, resistere, resistere”. Due manifestazioni distinte ma unite. La sinistra antagonista raccoglie oltre tremila firme contro il lodo Alfano. Le persone vagano da una piazza all’altra, da una manifestazione all’altra, le sentono loro, entrambe. Il ministro Alfano, dalla Sicilia, promette, che “andrà anche lui in piazza a difendere una legge giusta”. Di Pietro, che in piazza Navona è il padrone di casa oltre che il protagonista, organizza un happening molto più soft rispetto a quella dell’8 luglio che portò al culmine la distanza con il Pd. Oggi è diverso: “Salutiamo tutte le piazze che oggi si sono riempite contro il lodo Alfano”. E al Pd l’ex pm tende entrambi le mani: “Il 25 ottobre saremo in piazza con il Pd, le manifestazioni si fanno contro il governo che non deve raccontarci balle. Noi stiamo con chi si oppone a questo esecutivo che costringe i cittadini a essere sudditi”. Dalla piazza salgono applusi, applausi e applausi. E lui, citando Borrelli, il suo procuratore ai tempi di Mani Pulite, insiste: “Noi dobbiamo tutti insieme resistere, resistere, resistere. Almeno provarci a non farci fregare. A fare fronte comune contro la dittatura del Bagaglino”. Qua e là nella piazza c’è molto Pd. Con Gawronski, membro dell’assemblea costituente, Di Pietro va a firmare per il referendum. “Questa volta non mi faccio fregare da Berlusconi che è un furbacchione, questa volta non riuscirà a dividere l’opposizione”. Che tornando a guardarla, sempre dall’alto, alla fine di questa giornata, sembra vastissima. Pur mancando il grosso del Pd.



*Pacco, doppiopacco e contropaccotto: Berlusconi si inventa il Salva Manager

da repubblica.it

 

Sorpresa nel decreto Alitalia: reati non perseguibili se non c’è il fallimento
Ad accorgersene per prima Milena Gabanelli, l’autrice della trasmissione Report

Il governo salva Geronzi
Tanzi e Cragnotti

di LIANA MILELLA

 
ROMA – Un’altra? Sì, un’altra. E per chi stavolta? Ma per Cesare Geronzi, il presidente di Mediobanca negli impicci giudiziari per via dei crac Parmalat e Cirio. La fabbrica permanente delle leggi ad personam, col marchio di fedeltà del governo Berlusconi, ne produce un’altra, infilata nelle pieghe della legge di conversione del decreto Alitalia. Non se ne accorge nessuno, dell’opposizione s’intende, quando il 2 ottobre passa al Senato. Eppure, come già si scrivono i magistrati nelle maling list, si tratta d’una “bomba atomica” destinata a far saltare per aria a ripetizione non solo i vecchi processi per bancarotta fraudolenta, ma a bloccare quelli futuri.

Con un semplice, e in vero anche mal scritto, articolo 7bis che modifica la legge Marzano sui salvataggi delle grandi imprese e quella sul diritto fallimentare del 1942. L’emendamento dice che per essere perseguiti penalmente per una mala gestione aziendale è necessario che l’impresa si trovi in stato di fallimento.

Se invece è guidata da un commissario, e magari va anche bene come nel caso della Parmalat, nessun pubblico ministero potrà mettere sotto processo chi ha determinato la crisi. Se finora lo stato d’insolvenza era equiparato all’amministrazione controllata e al fallimento, in futuro, se la legge dovesse passare com’è uscita dal Senato, non sarà più così. I cattivi manager, contro cui tutti tuonano, verranno salvati se l’impresa non sarà definitivamente fallita.

Addio ai processi Parmalat e Cirio. In salvo Tanzi e Cragnotti. Salvacondotto per l’ex presidente di Capitalia Geronzi. Colpo di spugna anche per scandali di minore portata come quello di Giacomelli, della Eldo, di Postalmarket. Tutto grazie ad Alitalia e al decreto del 28 agosto fatto apposta per evitarne il fallimento. Firmato da Berlusconi, Tremonti, Scajola, Sacconi, Matteoli. Emendato dai due relatori al Senato, entrambi Pdl, Cicolani e Paravia. Pronto per essere discusso e approvato martedì prossimo dalla Camera senza che l’opposizione batta un colpo.

Ma ecco che una giornalista se ne accorge. È Milena Gabanelli, l’autrice di Report, la trasmissione d’inchieste in onda la domenica sera su Rai3. Lavora su Alitalia, ricostruisce dieci mesi di trattative, intervista con Giovanna Boursier il commissario Augusto Fantozzi, gli chiede se è riuscito a garantirsi “una manleva”, un salvacondotto per eventuali inchieste giudiziarie. Lui risponde sicuro: “No, io non ho nessuna manleva”.

Ma quel 7bis dimostra il contrario. Report ascolta magistrati autorevoli, specializzati in inchieste economiche. Come Giuseppe Cascini, segretario dell’Anm e pm romano dei casi Ricucci, Coppola, Bnl. Il suo giudizio è senza scampo. Eccolo: “Se la norma verrà approvata non saranno più perseguibili i reati di bancarotta commessi da tutti i precedenti amministratori di Alitalia, ma neppure quelli compiuti da altri manager di società per cui c’è stata la dichiarazione d’insolvenza non seguita dal fallimento”.

Cascini cita i casi: “Per i crac Cirio e Parmalat c’è stata la dichiarazione d’insolvenza, ma senza il fallimento. Il risultato è l’abrogazione dei reati fallimentari commessi da Tanzi, Cagnotti, dai correi”. Non basta. “Subito dovrà essere pronunciata sentenza di assoluzione perché il fatto non è più previsto dalla legge come reato per tutti gli imputati, inclusi i rappresentanti delle banche”.

Siamo arrivati a Geronzi. Chiede la Gabanelli a Cascini: “Ma la norma vale anche per lui?”. Lapidaria la risposta: “Ovviamente sì”. Le toghe s’allarmano, i timori serpeggiano nelle mailing-list. Come in quella dei civilisti, Civil-net, dove Pasquale Liccardo scrive: “Ho letto la nuova Marzano. Aspetto notizie sulla nuova condizione di punibilità che inciderà non solo sui processi futuri ma anche su quelli in corso”. Nessun dubbio sulla portata generale della norma. Per certo non riguarderà la sola Alitalia, ma tutte le imprese.

Vediamolo questo 7bis, così titolato: “Applicabilità delle disposizioni penali della legge fallimentare”. Stabilisce: “Le dichiarazioni dello stato di insolvenza sono equiparate alla dichiarazione di fallimento solo nell’ipotesi in cui intervenga una conversione dell’amministrazione straordinaria in fallimento, in corso o al termine della procedura, ovvero nell’ipotesi di accertata falsità dei documenti posti a base dell’ammissione alla procedura”.

La scrittura è cattiva, ma l’obiettivo chiaro: finora i manager delle grandi imprese finivano sotto processo per bancarotta a partire dalla sola dichiarazione d’insolvenza. Invece, se il 7bis passa, l’azione penale resterà sospesa fino a un futuro, e del tutto incerto, fallimento definitivo. Commentano le toghe: “Una moratoria sine die, un nuovo colpo di spugna, una mano di biacca sulle responsabilità dei grandi manager le cui imprese sono state salvate solo grazie alla mano pubblica”. Con un assurdo plateale, come per Parmalat. S’interromperà solo perché il commissario Bondi evita il fallimento.

Ma che la salva Geronzi sia costituzionale è tutto da vedere. Gli esperti già vedono violati il principio d’uguaglianza e quello di ragionevolezza. Il primo perché la norma determina un’evidente disparità di trattamento tra i poveri Cristi che non accedono alla Marzano, falliscono, e finiscono sotto processo, e i grandi amministratori. Il secondo perché l’esercizio dell’azione penale dipende solo dalla capacità del commissario di gestire l’azienda in crisi. Se la salva, salva pure l’ex amministratore; se fallisce, parte il processo. Vedremo se Berlusconi andrà avanti sfidando ancora la Consulta.